Venerdì scorso a Omnibus si è parlato – tra le altre cose – anche di Rom e di immigrazione. I due temi, nel magico mondo dell’informazione, sono collegati non tanto perché abbiano radici comuni o perché siano la spia di uno stesso problema: l’unica cosa che fa sì che se ne parli insieme è la presunta xenofobia del pubblico, sapientemente cavalcata da alcuni leader politici alla perenne ricerca di un nemico oggettivo, causa di tutti i mali (o quantomeno di buona parte di essi). L’italiano medio prova lo stesso senso di fastidio di fronte allo “zingaro” e di fronte al “clandestino” (soprattutto se è di colore oppure ha gli occhi a mandorla).
Consapevole di questa dinamica, quando mi hanno chiesto di intervenire in trasmissione per dare qualche numero sul tema dell’immigrazione ho cercato di impostare il discorso in modo da far capire: 1) chi sono gli immigrati, chi i clandestini, e chi sono invece i rifugiati; e 2) quanti ce ne sono in Italia (e in Europa), dal momento che la percezione del pubblico sulla dimensione dei fenomeni è strettamente legata allo spazio che a quei fenomeni viene dato sui media. Ora, se si trattasse solo di una distorsione nella percezione della realtà che hanno le persone, direi “poco male”. Mi preoccupa maggiormente quando ciò spinge i decisori politici ad adottare leggi e provvedimenti che incidono sulla vita delle persone sulla base di queste percezioni sbagliate. Troppo pessimista? Basti pensare che è esattamente quanto è già successo, anche di recente, con le emergenze (che non lo erano) del cosiddetto “femminicidio” e degli “omicidi stradali”, che hanno ispirato interventi legislativi.
I numeri in questione sono quelli che ho illustrato venerdì nei cartelli (a partire dal minuto 47).
Mi preme tornare sull’argomento perché subito dopo i numeri che ho dato (che sono dati ufficiali di Eurostat e del centro studi del Parlamento europeo) sono stati contestati dal giornalista di Libero Massimo de Manzoni, anche lui in collegamento. In particolare, è stato contestato il dato relativo ai clandestini presenti sul territorio dello stato italiano (circa 25.000, secondo l’Europarlamento), sulla base del fatto che il Viminale ha dichiarato di aver “perso le tracce” di oltre 100.000 migranti sbarcati (clandestinamente) nel solo 2014.
Facciamo un po’ di chiarezza, andando per ordine. Cominciamo dal numero sugli immigrati.
Gli “immigrati” sono cittadini di un paese che risiedono in un altro paese. In Italia nel 2013 (ultimo dato ufficiale disponibile, ma non vi sono motivi per ritenere che le cose siano cambiate in modo significativo in due anni) era immigrato il 7,4% della popolazione totale, pari a circa 4,3 milioni di persone; circa 3 milioni di questi erano immigrati extra-comunitari (cittadini di stati non facenti parte dell’Unione Europea), pari al 5% del totale dei residenti in Italia. Se pensate che in Italia vi siano più immigrati (extracomunitari o meno) degli altri paesi europei, vi sbagliate.
Passiamo ai clandestini. Quantificare i clandestini con precisione è praticamente impossibile, per la loro stessa natura: un clandestino infatti è colui che entra o soggiorna nel territorio di uno stato straniero in modo illegale. Gli conviene dunque essere invisibile, per evitare di incorrere nelle sanzioni (di solito l’espulsione coatta). La stima effettuata del Parlamento europeo riguarda il 2014 e sembra effettivamente molto “generosa” per quanto riguarda l’Italia (solo 25 mila, contro i quasi 130 mila in Germania e gli oltre 96 mila in Francia), ma una spiegazione possibile c’è: è risaputo, infatti, che moltissimi immigrati che arrivano in Italia hanno come destinazione altri paesi europei (Germania e Svezia su tutti), e approfittano della scarsità di controlli per chi entra nel nostro Paese e dell’assenza (almeno fino a oggi) di controlli severi alle frontiere in uscita, in virtù del Trattato di Schengen.
La notizia degli oltre 100.000 clandestini di cui non vi sarebbe più traccia, entrati nel solo 2014, omette un dettaglio, e non di quelli insignificanti: di questi 100.000 quanti sono rimasti in Italia e quanti, invece, sono andati altrove? Trattandosi di invisibili per definizione, non possiamo saperlo. Ad oggi, dunque, alla domanda “quanti clandestini ci sono sul territorio italiano?” la stima fornita dal Parlamento europeo è, se non la più verosimile, l’unica risposta disponibile che sia il risultato di una qualsivoglia metodologia.