La valanga – o, per meglio dire, lo tsunami – di Grillo ha travolto anche la Campania. Lo ha fatto in misura lievemente inferiore rispetto ad altre regioni, ottenendo “solo” il 22% rispetto al 25% conseguito sul piano nazionale. Ma, così come accaduto nel resto del Paese, nella nostra regione la grande novità è il fortissimo arretramento delle forze politiche “tradizionali”.
Il Partito Democratico perde quasi 9 punti percentuali rispetto al 2008 (quando pure Veltroni fu nettamente sconfitto da Berlusconi), anche se si mantiene stabile rispetto alle regionali del 2010. Il PDL e il centrodestra crollano: il partito di Berlusconi perde ben 20 punti in cinque anni, eppure la coalizione rimane la prima a livello regionale; anche al Senato, dove – nonostante l’assenza “pesante” di Nicola Cosentino dalle liste – vince il premio di maggioranza con ben 8 punti sul centrosinistra. Forse si tratta, insieme alla Puglia, del risultato più inaspettato, visti i sondaggi della vigilia che assegnavano le due regioni al centrosinistra, seppur con un margine di pochi punti. Se solo avesse vinto al Senato in queste due regioni, Bersani avrebbe avuto la maggioranza a Palazzo Madama alleandosi con i senatori eletti con Mario Monti. La coalizione del premier uscente conquista un discreto 11% regionale alla Camera e l’8,2% al Senato, consentendo così a Casini, capolista, di risultare eletto senatore per poche migliaia di voti. Anche in Campania, come ovunque, la lista “Scelta civica” di Monti sottrae consenso ai partiti centristi, compresa l’Udc che perde quasi 100.000 voti in cinque anni. A livello di province, il centrosinistra rimane maggioritario solo in Irpinia. Va un po’ meglio tra i comuni capoluogo, dove hanno votato in maggioranza per Bersani a Salerno, Avellino e Benevento. Singolare la situazione a Napoli, dove centrodestra e centrosinistra portano a casa un pareggio, divisi da soli 1500 voti a vantaggio della coalizione di Berlusconi; e il PDL è il primo partito della città con soli 7 (sette) voti di vantaggio sul PD.
A proposito del voto partenopeo, c’è da rilevare il risultato molto deludente della lista Rivoluzione Civile, che aveva tra i suoi sponsor principali proprio il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Il 3,7% raccolto dalla lista che candidava a premier l’ex pm Antonio Ingroia è sì migliore del tremendo 2,2% nazionale ma pur sempre molto – troppo – lontano dalle aspettative della vigilia. De Magistris ha già affermato che bisogna tener conto del risultato del voto, aprendo ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle di Grillo nell’amministrazione cittadina. A voler tenere in conto l’esito del voto, si potrebbe andare fino in fondo e chiedersi che legittimità possa avere un sindaco che ha speso molto tempo ed energie per promuovere una lista che non ha raggiunto il 4% nella città che lo ha eletto sindaco nemmeno due anni fa.